DUE PAROLE CON QUEL MERDOSO FALLITO DI IVANO MINGOTTI

Eccoci al momento della verità, signori: una merda si presenta alla mia porta, ed invece di lavarla via, io devo anche intervistarla.

Dio mio, che mondo è mai questo; una divinità come me che deve insudiciarsi le narici con questo fetore fetente: via, sciò, autori, che mi fate schifo. E lui, lui più di tutti.

Perché? Beh, lo capirete presto.

Anzi, non lo capirete. Perchè siete beoti, idioti, stupidi. Siete nullità: peggio di chi sto intervistando, dunque. Quindi, prima che gli spazzini vi portino via – pardon, operatori ecologici – mi appresto a invitarvi ad andarvene.

Fuori dai coglioni!

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Ecco, Ivano, così ti ci vedo proprio bene: attaccato a una bottiglia, sul ciglio della strada. La tua futura vita, direi!

Il Dio degli dei: Dio mio, che fetore. Ma ti rendi conto di quanto puzzi? Sai di escrementi da almeno qualche cubito. Stammi lontano, idiota.

Il frustrante frustrato: Mi scusi per il mio lezzo, reverendo illustrissimo. D’altronde, coi pochi soldi che ci dà l’editoria per campare.. il sapone non viene gratis!

Il Dio degli dei: Editoria? Ancora? Sei ostinato eh! Ti rendi conto che non vali un cazzo? Uno che pubblica otto libri e ancora è un signor nessuno non vale un cazzo, te ne rendi conto, imbecille?

Il frustrante frustrato: Me ne rendo conto, sua santità. Infatti cerco di ammassare quanti più soldi possibile sbattendomi sulla strada. Ma per ora non ho alcun risultato. Per questo ci provo ancora nell’editoria, qualcosina all’anno mi porta. Non basta nemmeno per mangiare, ma non ci perdo niente.

Il Dio degli dei: Anche perchè non hai niente da perdere, fallito come sei, vero? Ma ho sentito che gestisci un’associazione. Non la caga nessuno, vero? Giusto perché ci sei tu, sai. Puzzi.

Il frustrante frustrato:  Qualche piccolo sfizio ce lo siamo tolti. Per esempio, abbiamo avuto il benestare del kebabbaro Ahmed per presenziare, pagato, ai nostri eventi. Almeno, lui, pagato, viene. C’è chi dovrebbe venire per ruolo, e ci snobba. Ma hai ragione tu, ci sono io.

Il Dio degli dei: Ti rendi conto che tutto ciò che esce da te non vale un cazzo?

Il frustrante frustrato: Mi rendo conto. Infatti per l’esame delle urine e dello sperma ho dovuto pure pagare.

Il Dio degli dei:  Evitiamo di parlare delle tue opere, per favore. Mi danno il voltastomaco. E non perché siano ben fatte nel loro essere angoscianti. Semplicemente..beh, dai. Che schifo.

Il frustrante frustrato: Capisco, reverendo. Ma non si preoccupi, sono abituato agli insulti. E’ lo sport preferito degli italiani, sono allenato a riceverli. Me li merito!

Il Dio degli dei: Che poi, che titoli. Il Cenotafio di Simon Petit, Il Paese dei Poveri. Ma dove vuoi andare? Lo capisci che la gente è ignorante?

Il frustrante frustrato: Sì, infatti lo sono anch’io, maestro. Per questo scrivo libri. Spero che nell’ignoranza comune, qualcuno li compri.

Il Dio degli dei: Spero quantomeno che tu non creda che vengano letti.

Il frustrante frustrato: No no, per carità di Dio. Non vorrei diffondere qualche piaga. So che non vengono nemmeno aperti. D’altronde, anche chi scrive e chi dichiara di leggere molto NON legge oltre le prime due righe di qualsiasi cosa gli capiti sott’occhio.

Il Dio degli dei:  Di una cosa solo puoi sentirti orgoglioso. O, quantomeno, non una merda. Di aver creato me. Ti rendi conto di quale bellezza inusitata?

Il frustrante frustrato:  Me ne rendo conto, purtroppo. Amano più lei di me, reverendissimo. Ma a me basta l’amore di pochi fidati, ecco. Una in particolare.

Il Dio degli dei: Santa, Pia donna. Come si può stare insieme ad un obbrobrio come te, io ancora me lo chiedo.

Il frustrante frustrato: Me lo chiedo anch’io, supremo signore. Spesso!

Il Dio degli dei: Sentiamo, ora. Sei libero di mandare a fanculo chi vuoi. Che è un po’ un paradosso, a dirla tutta, dato che io dovrei essere chi manda a fanculo per te. O quantomeno, credo. Non l’ho ancora ben capito.

Il frustrante frustrato:  Va bene, farò un discorso generale, allora. Vaffanculo ai buonisti, ai superficiali, ai paladini della domenica. Vaffanculo alle istituzioni che non esistono, che scappano, che non rispondono. Vaffanculo a chi dice di avere a cuore la cultura e poi la butta nel cesso per finire la sua Settimana Enigmistica. Vaffanculo agli ipocriti, ai falsi, agli ignoranti, agli ignavi, ai codardi. Vaffanculo a chi si uniforma, a chi non si esprime, a chi non ha le palle. Vaffanculo a chi è cauto, vaffanculo a chi è maleducato, vaffanculo a chi non discerne sincerità da barbarie. Vaffanculo alla demagogia, alla filosofia spicciola, a chi ha sempre in bocca la verità non sapendo nemmeno di che sta parlando. Vaffanculo a chi ha rovinato e rovina tutti i giorni l’Italia, voi, tutti voi, che finite sempre a lamentarvi, e non fate un singolo passo per cambiarla. Vaffanculo a chi sta sul ciglio del fiume a vedere la città scendere a valle, in rovina, pezzo per pezzo. Perché non lo riguarda. Perché non ne ha voglia. Perché c’è sempre qualcosa di più importante. Vaffanculo a tutti voi.

Il Dio degli dei: Sai che scatenerai il putiferio, vero? Come al solito. Sei un cazzo di polemico. Come me, d’altronde. E’ per questo che ci amiamo tanto, vero?

Il frustrante frustrato: Già. Tanto. In un paese che non permette di dire le cose come stanno, forse c’è l’esigenza di prendere la verità per il culo, almeno un poco. Per questo ti voglio bene, spocchioso. E anche tu mi fai schifo, immensamente.

Bene, e anche questo peso è tolto dalla coscienza.

Ora, come già detto, aspetto l’inferno che si scatenerà, giusto per far vedere ai pochi (rari..nessuno) italiani intelligenti (oddio, ho appena creato un ossimoro) quanto profonda è la tana dei superficiali ipocriti.

Per il resto, vaffanculo a tutti voi, italiani.
E tu, Ivano: continui a non valere un cazzo, merdaccia.

Con sincero affetto misto a torrenti di scoreggie.

Mai, mai, mai vostro

L’autore Spocchioso

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